Nozioni e svolgimento della « garde à vue » in Francia

Nozioni e svolgimento della « garde à vue » in Francia

 

Di cosa si tratta

La polizia e la gendarmeria nazionale possono autonomamente mettere una persona in garde à vue, ossia privarla della libertà personale per porre in essere atti d’indagine, qualora la persona sia sospettata di aver commesso un reato punito con  pena detentiva.

Concretamente la persona fermata dalla polizia subirà degli interrogatori in commissariato, privata della libertà personale, in luoghi di detenzione spesso vetusti ed insalubri.

 

Perché è importante conoscere cosa sia la garde à vue 

L’importanza di conoscere tale misura di polizia giudiziaria è notevole, in quanto il numero delle persone poste in garde à vue in Francia è estremamente elevato, oscillando tra i 600.000 ed i 900.000 casi ogni anno.

Ciò è dovuto in primo luogo, alla “politica dei numeri” che ha caratterizzato il paese d’oltralpe in quest’ultimo decennio.

In effetti, il numero delle persone poste in garde à vue è un criterio di valutazione positiva dell’attività dei commissariati.

Così, può capitare che a causa d’infrazioni al codice della strada o per qualche parola di troppo indirizzata alle autorità ci si ritrovi facilmente coinvolti in questa poco piacevole situazione.

Inoltre, con lo stato d’urgenza attuale, dettato dell’allerta per reati legati al terrorismo, i poteri delegati alle forze di polizia e gendarmeria si sono maggiormente ampliati con conseguente riduzione delle garanzie di libertà per i cittadini.

Infine, trattandosi di una misura di polizia giudiziaria poco garantista dei diritti della persona sospettata, la Francia è stata oggetto di numerose condanne da parte della Corte europea di salvaguardia dei diritti dell’uomo.

Si ricorda che la semplice presenza dell’avvocato durante la garde à vue è stata una conquista recente.

In un passato poco remoto, l’avvocato era il celebre assente durante gli interrogatori polizieschi francesi, in cui la persona sospettata era costretta spesso a subire lo strazio di violenze morali e fisiche al fine di estorcere ad ogni prezzo un’ammissione di colpa.

Per gli amanti del cinema, una pellicola “Garde à vue” di Claude Miller del 1969, evidenzia con forza la drammaticità dell’assenza delle garanzie e soprattutto dell’avvocato durante la mise en garde à vue francese dell’epoca.

Orgini storiche

La garde à vue è stata introdotta formalmente nell’ordinamento giuridico francese con la legge del 31 dicembre 1957 che ha istituito il Codice di procedura penale tuttora in vigore.

Tale codice ha creato questa procedura in cui la persona sospettata di aver commesso un reato non beneficerà durante il l’interrogatorio di polizia di alcuna delle garanzie accordate dalla legge nell’ambito dell’interrogatorio realizzato dal giudice istruttore

Tale procedura affonda le sue radici nella tradizione inquisitoria della giustizia criminale francese.

Essa potrebbe storicamente definirsi come la traduzione legislativa di una prassi poliziesca francese nata e sviluppatasi nella realtà in barba ai testi legislativi che non l’hanno mai prevista esplicitamente.

Le origini della garde à vue possono essere ricercate nel potere riconosciuto dal codice napoleonico del 1808 agli ufficiali di polizia, in caso di flagranza di reato, di procedere ad atti d’indagine giudiziaria.

In effetti, è a partire da questo potere ben circostanziato dal testo legislativo del 1808, che la polizia giudiziaria, al fine di consegnare tra le mani del Pubblico Ministero un’indagine poliziesca completa, ha ampliato di fatto i suoi poteri.

Tale ampliamento di poteri, assecondato dagli uffici delle procure francesi dell’epoca, fu causato soprattutto dalla volontà di non sovraccaricare i tribunali d’inchieste giudiziarie inutili.

La polizia iniziò così ad incaricarsi della costituzione di un fascicolo delle indagini preliminari il più possibile dettagliato.

Fin dai primi anni dall’entrata in vigore del codice napoleonico del 1808, la polizia francese, sotto il controllo piuttosto blando dei parquets (le procure) realizzò atti d’indagine potendo decidere autonomamente di fermare il sospettato e privarlo della libertà personale per interrogarlo.

Tale interrogatorio si svolgeva nella più grande libertà per gli inquirenti e senza alcun tipo di garanzia per la persona sospettata.

Una volta l’interrogatorio poliziesco terminato, le informazioni raccolte passavano al pubblico ministero che aveva il potere di archiviare il caso, oppure di fare una requisitoria per innescare l’istruzione giudiziaria posta in essere da un giudice istruttore.

Regime attuale della garde à vue

Ai giorni nostri, il regime della garde à vue non differisce tanto da quello posto in essere di fatto dagli ufficiali di polizia del XIX secolo.

Per fortuna, le garanzie della persona posta in garde à vue sono aumentate.

Ciò è stato possibile grazie all’intervento della Corte europea della salvaguardia dei diritti dell’uomo che ha condannato a più riprese la Francia e grazie al diritto comunitario, in particolare delle direttive 2012/13/UE circa il diritto all’informazione nell’ambito delle procedure penali e alla direttiva 2013/48/UE circa il diritto d’accesso dell’avvocato nell’ambito delle procedure penali e delle procedure relative al mandato d’arresto europeo.

Attualmente, gli ufficiali di polizia giudiziaria della gendarmeria nazionale o della polizia francesi sono abilitati a prendere la decisione di porre una persona in garde à vue, soltanto se questo è considerato l’unico modo per:

  • continuare l’indagine con la presenza necessaria della persona sospettata;
  • garantire che la persona sospettata non scappi;
  • impedire la distruzione delle prove, la concertazione tra i complici oppure la pressione su testimoni;
  • fare cessare l’infrazione in corso.

Una volta ordinata la garde à vue, l’ufficiale di polizia ne deve avvertire al più presto il procuratore della Repubblica tramite telefono o  fax.

La persona posta in garde à vue viene così privata della libertà.

La durata massima della garde à vue è generalmente di 24 ore.

Essa può essere prorogata di 48 ore, se il reato perseguito è punito con almeno un anno di prigione, grazie all’autorizzazione del pubblico ministero in caso di flagranza di reato oppure del giudice istruttore nel caso di un’indagine giudiziaria.

Per reati gravi come ad esempio il traffico di droga, la proroga può essere di 72 ore, oppure di 96 o di 144 nel caso di rischio terroristico.

In tale evenienza, la decisione di prorogare ulteriormente la detenzione in garde à vue è presa dal giudice istruttore, nel caso in cui ci sia un’indagine giudiziaria oppure dal giudice della libertà negli altri casi.

Dall’inizio della garde à vue, l’ufficiale di polizia deve indicare immediatamente al sospettato, in una lingua che quest’ultimo capisce, le seguenti informazioni:

  • notificare la messa in garde à vue e la sua durata. Se delle proroghe sono possibili, esse devono essere indicate immediatamente;
  • La natura e la data probabile del reato oggetto della mise en garde à vue;
  • La possibilità di essere esaminato da un medico: in effetti l’esame medico può essere richiesto dalla persona sospettata, dalla sua famiglia, dall’ufficiale di polizia giudiziaria o dal procuratore della repubblica al fine di sapere se il sospettato presenti delle incompatibilità di natura medica con la garde à vue
  • La possibilità d’informare della sua mise en garde à vue un prossimo, il datore di lavoro. Nel caso di stranieri, si ha il diritto di prevenire le autorità consolari;
  • la possibilità di farsi assistere da un avvocato dal primo minuto della garde à vue. Se il sospettato lo desidera potrà quindi beneficiare del diritto di parlare durante 30 minuti con il suo avvocato e all’assistenza di quest’ultimo durante tutta la durata della garde à vue. In alcuni casi di notevole difficoltà il procuratore della repubblica può richiedere che l’intervento dell’avvocato sia differito di 12 ore (72 ore in caso di affari legati al terrorismo).
  • il diritto al silenzio
  • il diritto di presentare osservazioni al magistrato incaricato della proroga della misura.

Inoltre la persona messa in garde à vue deve essere informata della possibilità di conoscere al più presto ed in ogni caso prima della proroga:

  • il verbale relativo alla messa in garde à vue;
  • l’eventuale certificato medico;
  • i verbali dei propri interrogatori.

Infine, la persona sospettata può subire delle perquisizioni dalla polizia o dalla gendarmeria:

  • tramite palpazioni,
  • integrale, levando i vestiti.

Solo un medico può effettuare un’ispezione sul corpo della persona sospettata.

Deve essere notato che tutte le informazioni di cui sopra devono essere assolutamente notificate al sospettato.

In mancanza, il sospettato potrà segnalarlo all’avvocato che potrà richiedere la sua messa in libertà immediata.

Durante la garde à vue, numerosi interrogatori potranno essere posti in essere al fine di interrogare la persona sospettata. Nel caso di affari criminali gli interrogatori saranno filmati. Il resto del tempo durante la garde a vue, il sospettato dovrà alternare riposo e pasti.

Ci sono dei casi in cui la garde à vue termina prima dello scadere delle 24 ore. Ad esempio, nel caso in cui la certezza dell’innocenza della persona sospettata è dimostrata.

Negli altri casi, occorrerà attendere il termine della garde à vue.

Essa può terminarsi in due modi:

  • il rilascio della persona sospettata: se il pubblico ministero considera archiviare il caso, il sospettato è immediatamente rilasciato;
  • la continuazione della procedura: il pubblico ministero potrà optare per un gran numero di misure differenti: potrà rinviare per direttissima, può fare una citazione a comparire, può inviare il fascicolo ad un giudice istruttore al fine di aprire un’istruzione sul caso.

Nel caso di rinvio della persona davanti al tribunale oppure al giudice istruttore, il sospettato potrà essere trattenuto 20 ore ulteriori presso i locali del tribunale.

Alcune considerazioni finali

La misura della garde à vue francese ricalca  un modello inquisitorio ove le garanzie della persona sospettata sono duramente limitate.

In tale contesto, fisicamente e psicologicamente provante, l’unico baluardo delle garanzie della difesa resta l’avvocato.

L’avvocato potrà verificare che tutte le prescrizioni di legge, soprattutto circa le informazioni da notificare al sospettato, siano adempiute e potrà battersi contro ogni mancanza e abuso.

Di conseguenza, di fronte al potere importante attribuito dalla legge alle forze di polizia e di gendarmeria in materia di garde à vue, il diritto all’assistenza dell’avvocato per la persona posta in garde à vue, sancito dall’articolo 63-4-2 codice di procedura penale, appare un diritto fondamentale ed una garanzia irrinunciabile.

 

DONATO SIRIGNANO

                                                                                                                        Avvocato

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